FEBBRE DA CAVALLO

Come creare un caso da un evento raro, avvenuto durante una delle manifestazioni più tradizionali del nostro Paese, arrivando a scrivere considerazioni basate su assunti non veri

Durante il Palio di Siena tenutosi il 2 luglio 2017 ha destato stupore il comportamento di uno dei cavalli in gara: Tornasol non ha infatti sentito ragioni e, imbizzarrendosi più volte, ha di fatto reso impossibile al fantino Gigi Bruschelli lo svolgimento della propria funzione, costringendolo a scendere e rinunciare alla corsa. Un fatto rarissimo che ha visto solo nove delle dieci contrade in gara disputarsi il premio in (appunto!) palio.

Il giornalista Massimo Gramellini, in un suo articolo del giorno successivo, ha lodato il comportamento di Tornasol, parlandone come di una cavalla "giovane, energica e volitiva" che, secondo la sua opinione, avrebbe tenuto in scacco una città intera, finendo per vincere la propria lotta per l'indipendenza e la libertà di scelta individuale.

Vedremo di seguito come l'articolo di Gramellini non solo risulti assai superficiale, ignorando fatti fondamentali della competizione senese e dei suoi protagonisti, ma sia anche un pezzo scritto partendo da un assunto totalmente falso.

Breve introduzione al Palio di Siena
Pensare che il Palio di Siena sia una semplice corsa di cavalli significa non conoscerne alcuni dettagli importanti. Il Palio è vissuto in maniera totalizzante dai cittadini senesi, che quasi paralizzano la propria città nei giorni precedenti e successivi alla storica manifestazione. Il Palio rappresenta un'articolata competizione fra le contrade - i diciassette quartieri in cui è suddivisa la splendida cittadina toscana - alcune alleate, altre acerrime nemiche per screzi e scontri avvenuti nel tempo. Insomma, non è la classica rievocazione storica di plastica, a uso e consumo solo dei turisti: è una sfida che divide e unisce, è una lotta che rinsalda alleanze e inasprisce rivalità, spesso secolari.

I cavalli sono assegnati alle contrade mediante sorteggio, mentre i fantini sono sul mercato e, a fronte di ingaggi più o meno ricchi - al momento in cui scrivo, i migliori fantini arrivano a percepire anche qualche centinaio di migliaia di euro per partecipare al Palio - possono correre per l'una o per l'altra contrada. Non di rado un fantino può trovarsi a correre per una contrada e poi, a un Palio successivo, per una delle nemiche.

Il fantino di Tornasol
Il fantino che montava Tornasol è noto col soprannome di Trecciolino, all'anagrafe Luigi Bruschelli. Bruschelli è da anni sulla scena del Palio di Siena e mira a uguagliare e possibilmente battere il record di Palii vinti, record che appartiene al famoso Aceto, soprannome di Andrea Degortes, che è riuscito a conquistare la piazza per ben 14 volte. Trecciolino di questo suo ambizioso obiettivo non fa alcun mistero e, ormai giunto alla stessa età in cui Aceto vinse il suo ultimo Palio, sa che il tempo rimastogli per coronare il suo progetto è davvero poco.

Ambizione e posizione di potere
Va aggiunto un particolare di rilevante importanza: Bruschelli possiede e gestisce un allevamento dal quale provengono molti dei cavalli impiegati nella carriera senese ed è stato oggetto di accuse che lo vedrebbero influenzare l'esito delle corse con trucchi e colpi bassi di ogni tipo. Accuse che il Bruschelli ha sempre smentito e respinto in modo fermo. A prescindere dalla falsità o meno delle accuse mosse contro Trecciolino, sono un dato di fatto non solo la sua esperienza e influenza su piazza del Campo ma anche il suo fermo proposito di raggiungere e superare il record detto.

Terminata questa necessaria premessa, vediamo innanzitutto perché l'articolo di Gramellini risulta quanto meno superficiale.

Lasciamoci per ultima l'analisi dell'assunto falso, che ci regalerà un sorprendente colpo di scena.

Il ben rodato duo Trecciolino - Tornasol
Trecciolino, dicevamo, conosce molto bene Tornasol perché, guarda caso, ha trascorso un periodo proprio nel suo allevamento. Vi pare perciò plausibile che un fantino (e allevatore) dell'esperienza di Bruschelli non riesca a tenere a bada un cavallo su di giri, per giunta ben conosciuto? Davvero vi bevete la storia che Tornasol, che Gramellini ha voluto definire (errando, come vedremo) cavalla "giovane, energica e volitiva", l'abbia avuta vinta su un fantino espertissimo, sulla piazza, sui contradaioli e Siena tutta solo per una presa di posizione a favore della libertà?

Le più probabili ragioni di Tornasol
Tornasol, probabilmente, ha avuto un comportamento estremamente bizzarro - anzi: imbizzarrito - per ben altri motivi. Al momento della scrittura di questo pezzo tali motivi non sono ancora noti - e probabilmente non lo saranno mai - e quindi mi limito a riportare alcune fra le ipotesi che circolano.

Il favore a un fantino o a una contrada
È possibile, ma assai poco probabile, che Bruschelli abbia voluto favorire uno degli altri fantini. Enrico Bruschelli detto Bellocchio, figlio di Trecciolino, infatti, montava Mississippi per la contrada della Pantera. In una posizione non proprio fra le migliori, poteva sperare in un cambio nell'ordine dei cavalli fra i canapi, cambio che sarebbe potuto avvenire se l'operazione della mossa avesse richiesto troppo tempo e si fosse rivelata ingestibile con l'ordine sorteggiato in prima battuta.

Temporeggiare sperando in un cambio
Qualcuno quindi ipotizza che Bruschelli abbia inscenato una ribellione equina sperando di favorire il figlio. È un'ipotesi piuttosto remota perché, come detto, il veterano della piazza ha espresso la sua ferma volontà di superare il record di 13 vittorie al Palio e così entrare nella leggenda.

Plausibile su un brocco
L'ipotesi avrebbe un senso se Bruschelli avesse montato una cosiddetta brenna, cioè un brocco, un cavallo sfavorito dai pronostici, circostanza che l'avrebbe lasciato con la sola opzione di favorire contrade amiche e ostacolare quelle nemiche.

L'accoppiata potenzialmente vincente
La corsa del 2 luglio 2017, invece, era una ghiotta occasione per procedere nel coronare il sogno di gloria. Trecciolino contava su almeno due fattori che lo mettevano in grado di giocarsela bene e magari portare a casa il Palio che lo avrebbe ulteriormente avvicinato a essere il fantino con più vittorie di sempre: la qualità dell'animale montato - Tornasol era una scommessa considerata fra le vincenti - e la posizione di partenza. Quest'ultima, chiamata in gergo di rincorsa perché parte da dietro i canapi, in certe situazioni viene considerata un vantaggio rispetto a chi parte fra i canapi e probabilmente Bruschelli si è fregato le mani quando, alla chiama - l'appello che il mossiere effettua per disporre le contrade pronte alla gara - si è visto messo di rincorsa. Inoltre va aggiunto che il mossiere, cioè la persona incaricata di gestire la partenza della competizione, non è uno sprovveduto: ha alle spalle altri Palii e sa benissimo che, a volte, i fantini la tirano per le lunghe proprio per ottenere un nuovo ordinamento dei cavalli fra i canapi, sperando in una posizione più favorevole per sé o per il fantino di una contrada amica. Forse sospettando un espediente del genere, l'esperto mossiere ha mantenuto invariato l'ordine di partenza. Se davvero Trecciolino, per motivi ignoti, ha inscenato una ribellione equina, Tornasol era semplicemente uno strumento e non il portabandiera di una rivoluzione.

Eccitazione indotta
Altri ipotizzano che Tornasol fosse vittima di una sorta di eccitazione indotta. Su questa eccitazione indotta ci sono due scuole di pensiero ma prima vediamo di capire di cosa si tratta.

Il beverone
Chi bazzica il Palio e quel che gira dietro le quinte sa bene che ai cavalli, prima della corsa, viene dato il cosiddetto beverone, un impasto che definire corroborante sarebbe assai riduttivo e che ha lo scopo di conferire brio al cavallo, giusto per il tempo della corsa in piazza. Il beverone produce una sorta di eccitazione indotta per spingere il cavallo a spendere tutte le sue energie nella competizione. Ogni contrada ha la sua ricetta, tramandata gelosamente e frutto di aggiustamenti continui. Si parla di miscugli contenenti caffeina, zucchero, zenzero, qualcuno addirittura giura di aver visto usare la Coca Cola (il che avrebbe un senso, visto che la bevanda fornisce un intenso ma assai breve picco di zucchero e caffeina), fino a leggende che parlano di Red Bull mischiata con peperoncino e altri ingredienti che dovrebbero fungere da eccitanti. Qualcuno insinua che si faccia uso pure di farmaci e sostanze stupefacenti, anche pesanti, cosa che è stata energicamente smentita varie volte: al cavallo che corre per la propria contrada i senesi ci tengono e non lo imbottirebbero mai di pastoni fatti con ingredienti pericolosi. Si dice che al cavallo il beverone venga fatto provare, in porzioni ridotte, prima della corsa vera e propria, per abituarlo ed evitare così che si rifiuti di trangugiarlo proprio sul più bello.

Torniamo alle due teorie basate sull'eccitazione indotta.

Errore accidentale
Una teoria che circola vedrebbe il verificarsi di un madornale errore accidentale cioè la doppia somministrazione del beverone. Insomma, nella stalla di Tornasol si sarebbe verificata una scena del tipo: "Ma... che fai?!? Il beverone gliel'ho già dato io!" Con le conseguenze che tutti abbiamo visto e che smentirebbero la teoria della cavalla "giovane, energica e volitiva". Secondo questa teoria, al momento senza alcuna conferma, Tornasol era su di giri solo per un eccesso di beverone e non per una presa di coscienza del potenziale valore sociale di una ribellione in piazza del Campo.

Complotto contro lo strapotere
L'altra teoria parla di una eccitazione indotta a seguito di un complotto ai danni di Trecciolino. Bruschelli dà fastidio a molti e qualcuno suggerisce che la sua autorevolezza e influenza sui personaggi principali che muovono i fili del Palio sia stata messa sotto attacco. Il sabotaggio del cavallo, così sostengono alcune leggende metropolitane, sarebbe avvenuto con una intenzionale somministrazione di un beverone particolarmente irrobustito, mentre qualcuno arriva a teorizzare addirittura l'impiego di un fucile a ultrasuoni, capace di produrre botti inudibili agli orecchi umani ma fastidiosissimi per i cavalli, un po' come faceva la malavita organizzata anni fa, per manipolare alcuni concorsi ippici. Il complotto contro Trecciolino sarebbe servito per ridare finalmente una boccata d'aria a una competizione che negli ultimi vent'anni circa è sembrata essere anche sin troppo ben gestita dal Bruschelli, a suo esclusivo vantaggio. Non ci sono conferme a questo proposito ma è un fatto che il malumore contro il fantino onnipotente si sia fatto sempre più tangibile e da più parti si chiedano misure per limitarne lo strapotere. Anche in questo caso, Tornasol non avrebbe agito seguendo una propria ferma, solida, potente volontà di ribellione.

Il ruolo di Tornasol ridimensionato
A seguito di queste considerazioni, appare evidente come sia altamente improbabile che Tornasol abbia agito seguendo un proprio istinto di ribellione, arrivando a comprendere in quale momento esatto manifestare il suo pieno dissenso giocando sulla sua "giovane, energica e volitiva" tempra.

L'assunto falso
Quel che meraviglia dell'articolo pubblicato da Gramellini è l'assunto, assolutamente falso, dal quale il giornalista è partito per sostenere il femminismo, a qualsiasi costo, anche quando esso si dovesse manifestare, a suo dire, in ambito equino. Chiudo quindi con la rivelazione di un dettaglio fondamentale, per comprendere quanto, a volte, giornalisti considerati penne d'oro cadano in grossolani errori e scrivano pezzi basandosi su dati totalmente falsi.

La verità sul sesso di Tornasol
Ecco il colpo di scena promesso: Tornasol non è una cavalla.

Dettagli
Mi spiego meglio: Tornasol è sì un equino, è un cavallo ma non è un cavallo femmina. Tornasol è nato maschio, perciò tutta la tirata sulla "cavalla giovane, energica e volitiva" è un chiaro esempio di come non dovrebbe essere il giornalismo di qualità. Gramellini, di fatto, ha scritto un pezzo che non ha alcun fondamento reale, che si basa su un dato clamorosamente errato. Gramellini non si è documentato e, probabilmente, si è limitato a commentare le immagini viste in televisione. Se fra le zampe posteriori di Tornasol Gramellini non ha visto ciondolare niente non è perché Tornasol sia femmina. C'è un'altra spiegazione. Tornasol può suonare come un nome femminile ma la verità è che Tornasol è nato maschio.

Da maschio a castrone
Ho scritto "è nato maschio" perché Tornasol, ben prima dei fatti del Palio, ha avuto un incontro ravvicinato con uno strumento affilato che, di conseguenza, lo ha riclassificato da "maschio" a "castrone" ma, come ben sappiamo, questo non vuol dire che adesso lo si possa considerare un cavallo femmina. Tornasol è nato maschio, è poi stato castrato ma non è un cavallo di sesso femminile. Ripetiamolo: Tornasol non è una cavalla e tutto quello che ha scritto Gramellini non ha, semplicemente, un supporto nella realtà. Gramellini, è proprio il caso di dirlo, ha scritto un mucchio di castronerie.

Per favore, di questa operazione subita da Tornasol non dite niente a Gramellini: evitiamo che se ne esca magari con una tirata, stavolta, udite udite!, sulle efficaci azioni di protesta dei "giovani, energici e volitivi" cavalli LGBT.