Come evitare le trappole degli aspirasoldi di strada

PERCHÉ SMETTERE DI DARE SOLDI IN BENEFICENZA

E come impiegare meglio le proprie risorse personali

L'approccio per strada
Ti si piazza davanti, per strada, mentre cammini pensando ai fatti tuoi. Indossa una pettorina colorata, con il nome dell'organizzazione umanitaria per la quale lavora, in appalto.



Sì, hai letto bene: lavora. Non svolge volontariato e non rappresenta l'organizzazione il cui logo è ben visibile sulla pettorina. Lavora per un'azienda che, in appalto, fornisce personale per rastrellare denaro per la via.
Prende un fisso (piuttosto basso e comunque solo se raggiunge un minimo di donazioni), più una percentuale sui contratti stipulati.
Sì, hai di nuovo letto bene: contratti, perché il suo obiettivo è di farti firmare un contratto, non te lo dimenticare, dal quale guadagnerà provvigioni.
Cerca di agganciarti con la solita frasetta furbetta "Ehi, posso rubarti 30 secondi?" oppure "Ehi, grande! Siamo di [nome organizzazione umanitaria]. Ci conosci, vero?"

Come ti blocco il pollo
Ben presto ti accorgi che i 30 secondi si sono trasformati in un minuto, poi due, poi cinque.
Nel frattempo il venditore di pacchetti di beneficenza ti ha consegnato un bel depliant plastificato che stai tenendo in mano mentre ti vengono spiegati gli interventi urgenti che possono realizzarsi soltanto col tuo costante contributo in denaro.
Quel depliant è una sorta di guinzaglio: se ti vuoi sganciare dalla conversazione e provi a renderlo, il venditore fingerà di non accorgersi che lo vuoi rendere e continuerà a tenerti lì, ad ascoltare il suo copione provato tante volte durante il corso di formazione.
Ti sembra di non aver altra alternativa che rimanere lì ad ascoltare.

Evita di farti spennare
La pressione psicologica sale: gli interventi umanitari sono avviati da tempo ma servono ancora soldi per continuare e sarebbe un peccato fermarsi proprio ora che si cominciano a vedere risultati concreti.
Non vorrai mica far piangere quei poveri bimbi di colore, con gli occhioni così belli, vero? (Hai notato, vero?, che le foto sul depliant sono perfette, con primi piani strappalacrime.) Mica vorrai dare un dolore a quella madre che, con espressione disperata, siede al capezzale del figlio cardiopatico?
Senza la tua donazione, i bimbi scoppieranno in un pianto dirotto (che ti sognerai anche la notte) e la madre, giustamente preoccupata per il destino del proprio pargolo (ma guarda com'è bello, mentre dorme) perderà ogni speranza di felicità, anche perché quello è l'unico figlio maschio che ha e, rimanendo sola con tre figlie femmine, nella società di stampo maschilista in cui vive finirebbe per essere considerata inutile, andando incontro a una fatale emarginazione.
Insomma, il messaggio sottinteso è sempre più chiaro: se non accetti di donare qualche spicciolo, sei davvero una bestia insensibile! Vergognati!

A questo punto, se pensi di non riuscire a dire un bel "Grazie, magari un'altra volta", ti consiglio di considerare alcuni aspetti relativi alla donazione che stanno cercando di ottenere.
Eccoli di seguito.

1) Una volta donato il denaro, non sai che fine faccia davvero
Come viene realmente impiegato?
Chi verrà compensato con quei soldi?
Quanta parte di quel che doni finisce davvero in beneficenza?
Difficile ottenere queste informazioni. Al massimo puoi sentirti dire che, su 1 euro, ben 78 centesimi sono adoperati per la beneficenza. E gli altri 22 centesimi, chi se li prende e perché?

2) La donazione fissa, periodica ti toglie la libertà di contribuire quando e se lo vuoi
Svincolarsi dal prelievo via RID richiede una procedura che prevede la compilazione di un modulo in banca e la revoca parte solamente dal mese successivo alla presentazione della richiesta di blocco del prelievo.

3) È una cattiva abitudine e manda un messaggio diseducativo
La raccolta di fondi per strada è diseducativa: si passa il messaggio che donando del denaro si è delle persone davvero a posto e tutto andrà bene. In effetti il messaggio è più sottile e il significato si può riassumere così: "Tu acconsenti a lasciarti prelevare una somma fissa ogni mese e noi certifichiamo che stai facendo delle opere di bene, così ne puoi parlare con amici e conoscenti per pavoneggiarti e/o sentirti a posto con la coscienza." Ti viene venduto un prodotto - sì, hai letto bene: tu finisci per acquistare un prodotto, che paghi ogni mese - che teoricamente dovrebbe farti sentire a posto.
Pensandoci bene, non subisci già un prelievo, quando ogni anno, con la dichiarazione dei redditi, versi a un ente a tua scelta una parte delle tasse che comunque devi pagare?

4) Con la beneficenza a distanza perdi il senso di comunità, sia locale che globale
Nonostante cerchino di farti sentire una persona al passo coi tempi, che dona denaro per un'azione globale incisiva, di fatto non solo vieni separato dal tuo denaro ma anche dall'opportunità di contribuire davvero, in prima persona.

5) Favorisci lo sfruttamento di personale sottopagato
Il lavoro che molti giovani svolgono per strada per raccogliere donazioni è inquadrato come prestazione occasionale e il fisso riconosciuto viene versato loro solo se sono raggiunti determinati quantitativi di contratti stipulati.
Sì, hai capito bene: se le donazioni raccolte non raggiungono un determinato livello, spesso il fisso non viene riconosciuto oppure viene ampiamente decurtato.

6) La vendita dei contratti si basa su tecniche coercitive
Ammettilo: vedendo quegli occhioni sgranati di bimbi neri, ti intenerisci.
Quelle foto sono scelte apposta per toccare le corde più profonde dei sentimenti umani, per scavalcare la parte razionale della tua mente e condurti in uno stato emotivo dal quale è più semplice portarti alla firma.
Per iniziare a prelevare automaticamente denaro dal tuo conto.
Come detto in precedenza, poi, ti trattengono in modo subdolo dandoti un depliant plastificato, che non solo serve per ammorbidirti con le immagini che contiene ma che ti tiene al guinzaglio perché fingeranno di non accorgersi che glielo vuoi rendere, per impedirti di sganciarti dalla conversazione che loro ti stanno imponendo.

E allora, cosa fare?
Se il depliant plastificato proprio non lo vogliono riprendere, per costringerti a rimanere ad ascoltare il loro pistolotto? Posalo per terra, ringrazia per l'opportunità offerta, saluta e vattene. E lascia perdere se, al posare per terra il sacro depliant, ti guarderanno con uno sguardo fra lo stupito e lo scandalizzato.

L'alternativa alla donazione periodica fissa c'è e si chiama impegno personale, diretto. Significa cercare di impegnarsi in attività di supporto al prossimo. Se vuoi, chiamala beneficenza, che, stando all'origine della parola, vuol proprio dire "fare del bene". Che non significa necessariamente appartenere a un ente di opere di bene ma vuol dire dedicare parte delle proprie risorse personali - tempo, competenze, esperienza o magari la sola forza fisica - a sostegno del prossimo, in aiuto di chi si trova in difficoltà.
Impegnarsi in prima persona ha interessanti vantaggi. Vediamoli di seguito.

1) Mantieni il controllo delle tue risorse
Sai quel che fai e per cosa sono impiegate. Agire di persona, poi, ti permette di capire anche che aria tira: così puoi continuare a offrire le tue risorse se l'atmosfera dell'ambito in cui svolgi la tua azione in prima persona si mantiene buona oppure puoi decidere di andartene se inizi a sentire puzza di bruciato o ti accorgi che la tua generosità è male impiegata o addirittura orientata verso obiettivi che non condividi.

2) Puoi dosare il tuo impegno come meglio credi
Un'azione efficace richiede un impegno più o meno costante ma parliamoci chiaro: c'è chi può farlo e c'è chi, invece, contribuirà ogni tanto, secondo le proprie disponibilità.
A volte sapere di poter sospendere la propria azione di beneficenza contribuisce alla sua durata nel tempo, altrimenti scatta una sorta di rifiuto perché viene vissuta non più come un'opera meritoria ma come uno sgradito dovere da assolvere.

3) L'intervento diretto facilita la creazione e il mantenimento di una rete sociale davvero funzionale, fatta di azioni reali e concrete
L'azione personale implica rapporti col prossimo quindi evoluzione e acquisizione di valore per tutte le parti coinvolte.
Entrare in contatto diretto col prossimo facilita la nascita di sinergie e lo scambio di conoscenze ed esperienze, oltre a favorire azioni concertate e mirate.

4) Il tempo è un dono preziosissimo, inestimabile, al di sopra di qualsiasi valutazione
Donare il proprio tempo, le proprie energie e le proprie competenze ha un valore enormemente maggiore di una semplice donazione di qualche euro.
Chi riceve aiuto in prima persona riceve anche il tempo che tu dedichi alla beneficenza: un dono dal valore senza uguali.

5) Le risorse personali sono immediatamente impiegabili
Agendo personalmente si fornisce un contributo reale e se ne vedono gli effetti coi propri occhi e questo aspetto fa sì che chi si impegna direttamente si senta maggiormente motivato a continuare nella sua azione diretta.

E allora, cosa fare in concreto?
Donare le proprie risorse personali è più semplice di quanto si pensi. A volte basta poco e voglio ricordarti che, di fatto, stai compiendo un'opera buona anche quando, per esempio:

- decidi di fermarti in ufficio qualche minuto dopo l'orario di fine giornata per ascoltare un collega in difficoltà
Alle volte anche soltanto ascoltare può dimostrarsi un aiuto concreto, soprattutto con le persone che, in un momento di apparente confusione nella propria vita, hanno soltanto bisogno di verbalizzare per mettere ordine nelle proprie idee.

- offri una soluzione
Anche solo scrivere su un bigliettino il numero di uno specialista che ti ha rimesso a nuovo da un mal di schiena può fare la differenza nella vita di un'altra persona che, magari, potrebbe trarre lo stesso giovamento dal medesimo acciacco.

- compi un qualsiasi gesto che facilita la vita al prossimo
Sembra ormai passato di moda ma il galateo, il codice delle buone maniere, offre tutta una serie di regole che, a ben vedere, spesso servono a rendere più facile l'esistenza altrui. Tenere una porta a un postino sovraccarico di pacchi, cedere il posto a una persona anziana o in evidente difficoltà di movimento, prendere una confezione nella parte alta di uno scaffale, irraggiungibile per qualcuno ma non per te, sono tutti semplici gesti che a te costano poco ma possono voler dire molto per altri.

Sono esempi solo apparentemente banali ma prevedono lo spendere direttamente parte del tuo tempo e delle tue risorse, anche se in misura minima. Si sa, però, che una goccia oggi, una goccia domani, piano piano si riempie un bel recipiente di buone azioni.

In conclusione
Abituandoti a prendere coscienza delle azioni che compi per aiutare direttamente il prossimo, non tanto per compiacertene - ma sì, magari solo un po', perché no? - ti renderai conto di quanto è facile svincolarsi dalle richieste insistenti dei venditori di pacchetti preconfezionati di beneficenza.

Ah, un'ultima domanda! E chi ti ferma per strada, quanto dona al mese?
Così, tanto per sapere...